Dopo due operazioni in Sud America Sofia Castlunger di San Viglio di Marebbe era in fin di vita. La Croce Bianca ha organizzato non solo il suo rientro e quello del suo accompagnatore, bensì anche quello della sua famiglia che era venuta a trovarla. La abbiamo intervistata:
Redazione: “Purtroppo hai dovuto fare ampio uso della tua tessera MONDIALE PIÙ. Com’è successo?“
Sofia: “E‘ veramente una lunga storia, e del tutto imprevedibile, visto che sono partita sana come un pesce e niente lasciava presagire che avrei avuto questi problemi.
Il mio ragazzo ed io siamo partiti a dicembre dell’anno scorso, dopo avere sostenuto l’esame di maturità, per un viaggio di più mesi in Sud America. Dopo alcune settimane ho cominciato a sentire dolori forti all’addome che non riuscivo a lenire con i medicinali che avevamo portato con noi. Disperati ci siamo recati all’ospedale pubblico di Florianopolis presso Rio de Janiero. Senza che venisse effettuato alcun controllo siamo stati però mandati via. Quando la situazione è peggiorata, su nostra insistenza il 22 dicembre è stata fatta una radiografia che ha rivelato un’appendicite che doveva essere operata subito.
Finalmente un radiografia
Sono stata operata secondo il vecchio metodo, cioè non laparoscopico. Non abbiamo pagato nulla. Dopo una degenza di tre giorni in ospedale era previsto che mi riposassi per una settimana e che poi riprendessi il viaggio.
È ciò che abbiamo fatto, recandoci a Buenos Aires. Di tanto in tanto avevo dei dolori, ma li attribuivo alla guarigione della ferita. In un viaggio notturno in autobus di 14 ore per Mendoza mi sono però sentita improvvisamente molto male. Una volta arrivati ci è venuto a prendere il nostro padrone di casa con la propria auto, per fortuna, perché non ce l’avrei mai fatta a sedermi in un autobus. Volevamo andare da un medico. Ci ha condotti in un ospedale privato, perché in un nosocomio pubblico i tempi di attesa sarebbero stati troppo lunghi.
Sfinita a Mendoza
Il mio ragazzo aveva intanto contattato la mia prima assicurazione viaggio, che però non ha ritenuto necessario richiamarci o scriverci. Visto che nel bus eravamo stati derubati, anche a causa dell’agitazione, il mio ragazzo non aveva quasi più credito sul cellulare.
Nell’ospedale privato però prima di qualsiasi esame, anche se pativo pene d’inferno, volevano che pagassimo in contanti, e noi non li avevamo più. Abbiamo dovuto pagare l’ecografia anticipatamente con la carta di credito. È stata subito diagnosticata un’estesa peritonite, probabilmente indotta dalla recente operazione di appendicite. Dovevo farmi operare subito, anticipando immediatamente una somma spropositata. Abbiamo contattato la nostra assicurazione viaggio, che doveva coprire ogni costo, ma anche questa volta ci sono stati problemi di comunicazione! Non sapevamo più cosa fare. Dopo tutti gli irrisolvibili problemi finanziari abbiamo deciso di far effettuare l’intervento nell’ospedale pubblico.
Senza soldini niente OP
Lì sono stata operata immediatamente senza che si stabilisse l’importo da anticipare. Dopo sono stata tre giorni tra la vita e la morte. Il mio ragazzo era comprensibilmente disperato. Nel frattempo aveva contattato telefonicamente la mia famiglia e mio padre si è subito rivolto alla Croce Bianca in cerca di aiuto. Questa ha immediatamente preso contatto con i medici in loco, attraverso il medico dell’assicurazione a Vienna, organizzando persino il viaggio a Mendoza di tutta la mia famiglia. Tutto questo, autonomamente, non è stato necessario nessun nostro intervento. È stato meraviglioso, visto che in queste situazioni si è veramente in balia delle circostanze. Anche le migliori nozioni d’inglese non sono utili, se il personale dell’ospedale non lo parla. Ma ho avuto fortuna, visto che sia il mio primario che il chirurgo avevano studiato in Italia e riuscivano a capirmi bene.
Accompagnata dal medico fino a casa
Dopo tredici giorni in ospedale dovevo riposarmi ancora per cinque giorni in un appartamento prima di essere trasportabile. Nel frattempo era arrivata la mia famiglia e avevamo un contatto diretto con il medico dell’assicurazione a Vienna. La Croce Bianca e l’Europäische Reiseversicherung ERV hanno organizzato tutto: il rimpatrio per me e il mio ragazzo con assistenza medica, il volo di rientro per la mia famiglia e il trasporto in ambulanza della Croce Bianca da Innsbruck a casa.
Sono molto riconoscente all’associazione, i cui addetti della Centrale operativa assieme a quelli dell’assicurazione hanno organizzato tutto in modo accurato e perfetto. Non riesco a immaginare come si riesca a fare di più. Siamo stati più che soddisfatti. Grazie di cuore!“
Il tesseramento annuale alla Croce Bianca non ha solo vantaggi per il socio stesso, ma è un forte sostegno per gli oltre 3300 volontari della stessa. E questo ha anche un ulteriore significato sociale, perché senza questi contributi la Croce Bianca non sarebbe in grado di offrire tutti i servizi che offre nella consueta qualità. (p)